venerdì 1 giugno 2007

Lapide a Bologna


Nei titoli degli articoli principali di Difesa Adriatica del mese di giugno 2007, si legge
ANVGD: l’Esecutivo nazionale sulla Targa di Bologna che ricorda il passaggio dei profughi giuliano-dalmati

Ritengo che sarà davvero interessante leggere questa presa di posizione. Infatti il testo della lapide a Bologna risulta sinceramente sconcertante. Ancor più incredibile è il fatto che tale testo giustificazionista sia stato realizzato proprio in collaborazione con il Comitato ANVGD di Bologna!

La foto a lato, completa della scritta posticcia Ecco la lapide che nasconde la verità. COMPLIMENTI! è stata scaricata dal sito internet dell'Unione degli Istriani - Libera provincia dell'Istria in Esilio, che aveva preso netta posizione contro l'iniziativa emanando, peraltro, anche il seguente comunicato stampa, oltre a pubblicare un articolo su Unione degli Istriani, il periodico ufficiale dell'associazione:

COMUNICATO STAMPA
29 gennaio 2007

Scoppia la polemica con il Comune di Bologna per lo scoprimento di una targa all’esodo istriano nella stazione che impedì ai convogli carichi di esuli sfiniti di fermarsi per rifornirsi d’acqua
Lacota: “Inaccettabili i contenuti del testo che mistificano, con il consenso di alcuni nostri rappresentanti, la verità di quei vergognosi episodi”
Interrogazione del deputato Roberto Menia a Prodi, cittadino bolognese.

A poco meno di due settimane dalla Giornata del Ricordo scoppia la polemica con il
Comune di Bologna che unitamente ai vertici dell’Anvgd ha concordato il testo di una lapide da
affiggere nella stazione di Bologna Centrale in occasione del 10 febbraio, a perenne memoria
dell’atteggiamento ostile del personale ferroviario che impedì ai treni zeppi di esuli istriani stremati
in transito di fermarsi per il rifocillamento.
Nei primi giorni di febbraio furono infatti alcune decine i treni che provenienti da Venezia,
punto di arrivo del piroscafo Toscana che faceva la spola con Pola, trasportavano in varie parti
d’Italia gli esuli costretti all’abbandono di case e campagne: migliaia di persone, tra cui vecchi e
bambini costretti ad un viaggio massacrante, senza la ben che minima assistenza e gettati sui treni
per destinazioni incerte.
Prima di iniziare il viaggio su questi treni, vennero individuate alcune tappe in alcune città
per consentire ai profughi di ottenere almeno un pasto ed ai bambini il latte con cui nutrirsi. Tra
queste fu scelta Bologna, nella cui stazione però all’arrivo dei treni il personale ferroviario,
incalzato da attivisti di primo piano del partito comunista che aveva minacciato uno sciopero ad
oltranza, insorsero accogliendo i convogli al loro passaggio al grido di “sporchi fascisti”,
accompagnati da sputi sui finestrini e da urla, bestemmie, ed imprecazioni di ogni genere. Le
vivande destinate ai profughi vennero gettate nella spazzatura ed il latte caldo versato sui binari, in
totale spregio degli esuli.
Il testo della lapide, dopo alcuni inconsistenti aggiustamenti, è stato reso noto nei giorni
scorsi grazie ad alcune indiscrezioni, è stato confermato dal Comune di Bologna e dell’Anvgd, che
lo hanno così concordato:
“Nel corso del 1947 da questa stazione passarono i convogli che portavano in Italia esuli istriani,
fiumani e dalmati: italiani costretti ad abbandonare i loro luoghi dalla violenza del regime
nazional-comunista jugoslavo e a pagare, vittime innocenti, il peso e la conseguenza della guerra
d’aggressione intrapresa dal fascismo. Bologna seppe passare rapidamente da un atteggiamento
di iniziale incomprensione a un’accoglienza che è nelle sue tradizioni, molti di quegli esuli
facendo suoi cittadini. Oggi vuole ricordare quei momenti drammatici della storia nazionale.
Bologna 1947-2007. Comune di Bologna e ANVGD”
Immediate le reazioni di alcune associazioni degli esuli e di alcuni deputati, tra cui l’on. Menia che
ha avanzato una interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio in proposito.
Dura la reazione dell’Unione degli istriani e del CO.ES.I (Comitato di Coordinamento delle
Associazioni degli Esuli Istriani), il cui presidente Massimiliano Lacota ha diffidato formalmente il
Comune di Bologna, in persona del Sindaco Cofferati, nel commettere un simile gesto provocatorio.
“E’ assolutamente inaccettabile che dopo sessant’anni esatti da quei fatti precisi e documentati nei
particolari, contenuti in ogni libro che tratta della nostra tragedia, si abbia l’azzardo di apporre
nella stazione di Bologna una targa con un simile testo che mistifica la verità in modo talmente
sfrontato e non ricorda praticamente nulla di quello che accadde” incalza un inbufalito Lacota.
“Quello che invece ha dell’incredibile e va denunciato per quello che è, e cioè un tradimento
doppiogiochista, è l’atteggiamento di quei responsabili dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia
e Dalmazia che hanno concordato ed accettato questo testo, commettendo un imperdonabile gesto
di derisione e dileggio nei confronti di chi ha vissuto queste vicende, che indignano tutti”.
In particolare, l’Unione degli Istriani chiede che il testo venga modificato, aggiungendo
obbligatoriamente il riferimento al fatto che “ai convogli degli esuli - tra i quali molti bambini e
vecchi - accolti in un clima di assoluto disprezzo e denigrazione, venne impedito di fermarsi per
l’assistenza e distribuzione di latte e vivande, che invece furono invece gettate sui binari”.
“Senza queste minime condizioni” conclude Lacota “sulle quali non possiamo speculare, saremo
costretti a manifestare assieme agli esuli anziani che hanno vissuto personalmente questo
vergognoso trattamento e ci hanno contattati la nostra indignazione durante l’inaugurazione”.
UNIONE DEGLI ISTRIANI


Sul tema, come citato dal comunicato dell'Unione, si era espresso anche il deputato di Alleanza Nazionale, che sembra stranamente legato alle attività dell'Unione degli Istriani, Roberto Menia, con un'interrogazione che era stata riproposta pure sul sito dell'Unione degli Istriani:

Interrogazione a risposta orale
MENIA - Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Per sapere - premesso che:
in vista del prossimo 10 febbraio, Giorno del Ricordo dei Caduti delle Foibe e degli esuli istriani, fiumani e dalmati, istituito con dalla legge 92/2004, è previsto lo scoprimento di una lapide presso la stazione di Bologna;
in quella stazione si verificarono infatti, sessant’anni fa, atti odiosi e ignobili nei confronti degli esuli istriani come quelli, personalmente raccontati all’interrogante da chi fu costretto a subirli: all’arrivo dei vagoni che trasportavano gli esuli da Pola nei diversi campi profughi, essi furono insultati, sputacchiati e offesi dai comunisti bolognesi; fu gettato sulle rotaie il latte caldo destinato ai profughi e fu impedito ai loro treni di fermarsi;
lo stesso episodio viene riportato nel libro memoria di Padre Flaminio Rocchi "L’esodo dei 350.000 giuliani, fiumani e dalmati" (pagg. 473, 474) che cita la testimonianza del polesano Lino Vivoda: "Partiti da Pola col IV convoglio marittimo di domenica 16 febbraio 1947 ed attraversato l'Adriatico col piroscafo Toscana, ad Ancona fummo accolti dai fischi degli attivisti socialcomunisti agitanti pugni chiusi e bandiere rosse sul molo, dietro i cordoni della truppa schierata a protezione, in risposta alle mani aperte e ai tricolori sventolanti in segno di saluto degli esuli sui ponti della nave" (…). La Pontificia Opera di Assistenza di Bologna aveva predisposto un pasto caldo alla stazione. Ma dai microfoni una voce grida."Se i profughi si fermano per mangiare lo sciopero bloccherà la stazione". Il treno rallenta e scompare nella nebbia con il suo carico di delusione e di fame verso una caserma di La Spezia”.
il testo della tabella che verrà apposta a Bologna risulta, a giudizio dell’interrogante, essere gravemente ipocrita e sostanzialmente falso, così recitando: “Nel corso del 1947 da questa stazione passarono i convogli che portavano in Italia esuli istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare i loro luoghi dalla violenza del regime nazional-comunista jugoslavo e a pagare, vittime innocenti, il peso e le conseguenze della guerra d’aggressione intrapresa dal fascismo. In seguito, Bologna seppe accoglierli, come è nelle sue tradizioni, molti di essi facendo suoi cittadini. Oggi vuole ricordare quei momenti drammatici della storia nazionale. Bologna 1947-2007”;
in tale testo, infatti, non vi è alcun cenno alle violenze e agli insulti subiti proprio a Bologna dagli esuli ad opera dei comunisti italiani (e non jugoslavi) e nessuna parola di scusa nei loro confronti; gli esuli, peraltro, fuggivano dalla violenza, dagli infoibamenti e dal terrore dei comunisti jugoslavi, che così instauravano il loro regime in terre italiane, già facenti parte del Regno d’Italia: la “guerra d’aggressione intrapresa dal fascismo” appare una giustificazione alla violenza e alla pulizia etnica – ingiustificabili ed esecrabili - del nuovo stato comunista jugoslavo nei confronti degli italiani d’Istria Fiume e Dalmazia:-
se il Presidente del Consiglio, cittadino bolognese, sia o meno informato della questione e
quali siano le sue valutazioni in proposito; se intenda o meno intervenire su chi di dovere per riportare l’iniziativa bolognese su un piano di correttezza, meno autoassolutorio per i comunisti, più rispettoso per gli esuli e per la verità storica.
Roma, 24 gennaio 2007 On. Roberto Menia

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